DIAGNOSI NEUROPSICOLOGICA E DSA
DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI) è uno dei più comuni disturbi neurocomportamentali e si manifesta, nella prima infanzia, principalmente con due classi di sintomi: un evidente livello di disattenzione e una serie di comportamenti che denotano iperattività e impulsività. Questo disturbo è considerato ora una condizione eterogenea potenzialmente cronica, che presenta sintomi rilevanti e problematiche associate che vanno a colpire diversi aspetti funzionali della vita di tutti i giorni.
Un disturbo specifico dell’apprendimento, non è un problema di intelligenza, ma un disturbo di originebiologica. L’origine del disturbo determina delle anomalie a livello cognitivo , che influenzano il modo in cui le informazioni vengono ricevute, elaborate e comunicate. Bambini e adulti con queste problematiche hanno gravi difficoltà nell’elaborazione delle informazioni sensoriali perché vedono, sentono e capiscono le cose in maniera diversa.
La scienza ha fatto enormi progressi nella comprensione del funzionamento del cervello e una della più importanti scoperte che apporta nuove speranze per i disturbi dell’apprendimento è la neuroplasticità. Con questo termine si fa riferimento alla naturale e duratura capacità del cervello di modificarsi, formare nuove connessioni e generare nuove cellule in risposta alle esperienze e all’apprendimento. Sapere questo ha condotto a innovativi ed efficaci trattamenti per i DSA che sfruttano la capacità neuroplastica per riallenare il cervello.
Caratteristiche tipiche e generali dei disturbi specifici dell’apprendimento
I disturbi specifici dell’apprendimento non sono causati da disabilità neurologica o sensoriale. I bambini infatti sono intelligenti, il loro Q.I. è nella norma e presentano adeguate capacità cognitive, visive ed uditive.
Le difficoltà di apprendimento non sono causate dalle normali variazioni del rendimento scolastico che possono essere presenti in qualsiasi bambino.
Il bambino ha ricevuto un’adeguata istruzione scolastica.
Il bambino non presenta disagi emotivi primari che possono causare difficoltà nell’ apprendimento.
Per esempio, la separazione dei genitori, la nascita di un fratellino, problemi di salute, la morte di un familiare o in generale cambiamenti nello stile di vita che possono essere vissuti come esperienze che creano ansia e preoccupazioni nel bambino. I disagi emotivi possono incidere negativamente sull’ apprendimento scolastico. Il bambino può infatti manifestare:
- diminuzione dei tempi di attenzione
- diminuzione della motivazione
- reazioni comportamentali di passività o aggressività
Cos’è la dislessia?
Perché questo bambino non sa leggere?
Perché scrive così male?
Perché non sa le tabelline?
Forse il suo problema è la dislessia.La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente, leggere e scrivere sono atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico, purtroppo in italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi almeno 1.500.000 persone, la dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici, il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica, perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. la difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attività mentali. tuttavia questi bambini sono intelligenti e – di solito – vivaci e creativi.
Il Centro di Psicologia Clinica è un centro per la diagnosi e il trattamento della dislessia e dei disturbi psicopatologici dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’autismo è un disordine cerebrale complesso che coinvolge molti aspetti dello sviluppo del bambino, incluso il modo di parlare, di giocare e di interagire.
Nonostante le cause dell’autismo non siano del tutto conosciute, gli esperti concordano sul fatto che è meglio intervenire quanto prima nel trattamento dei sintomi dei bambini autistici.
Interventi precoci fanno una grande differenza nell’ esito del disturbo, per cui è importante che i genitori imparino a riconoscere i segnali precoci dell’autismo così da poter cercare sostegno immediato.
L’autismo appare nella prima infanzia, causando deficit in molte aree fondamentali dello sviluppo come imparare a parlare ed interagire con le persone. I sintomi dell’autismo variano molto come il suo impatto: alcuni bambini autistici presentano solo lievi danni, altri hanno più ostacoli da superare.
Nonostante la combinazione individuale dei sintomi e la gravità del disordine differiscano da persona a persona, i bambini con autismo presentano problemi nelle seguenti tre aree:
Abilità Sociali – difficoltà nell’ interazione sociale costituiscono il segno distintivo dell’autismo. Può sembrare che i bambini siano disinteressati alle altre persone e all’ambiente circostante. I bambini con autismo appaiono chiusi nel loro piccolo mondo. Hanno difficoltà nei giochi interattivi, nel condividere le emozioni, fare amicizie e nel comprendere ciò che gli altri pensano e provano.
Comunicazione – l’autismo crea problemi nella comunicazione verbale e non verbale. Il linguaggio parlato è spesso deficitario nei bambini autistici, molte volte è completamente assente. Anche quando sono in grado di parlare, i bambini hanno spesso difficoltà nel dialogare liberamente e facilmente. Altri sintomi comuni consistono in modalità di linguaggio bizzarre e ripetitive, espressioni facciali e gesti inappropriati, difficoltà nella comprensione.
Comportamenti ripetitivi – i bambini autistici spesso intraprendono comportamenti ripetitivi e “stereotipati” ed interessi molto ristretti. Questi fattori possono essere riconosciuti in una estrema resistenza al cambiamento, un attaccamento ossessivo ad oggetti insoliti o schemi di comportamento rigidi e ripetitivi. I movimenti corporei ripetitivi o i comportamenti auto-stimolanti come il battere le mani e dondolarsi sono piuttosto comuni
Ci sono alcuni dibattiti sulla percentuale di persone affette da autismo e sul fatto che il disturbo sia più o meno diffuso. Se da una parte molti più bambini vengono diagnosticati autistici rispetto al passato, molti esperti credono che l’incremento delle diagnosi sia dovuto all’accresciuta consapevolezza pubblica come anche alla maggior accuratezza dei criteri diagnostici esistenti. D’altro canto, le ultime ricerche indicano che l’autismo è diffuso negli Stati Uniti più di quanto si pensasse. Secondo un rapporto del febbraio 2007 del Centro per il Controllo e la Prevenzione dei Disturbi, i bambini autistici sarebbero 1 su 150.
L’autismo si presenta con la medesima frequenza in tutte le razze, etnie e classi sociali, i maschietti però sviluppano il disordine con una frequenza maggiore di tre / quattro volte rispetto alle femminucce.
Le cause dell’ autismo sono sconosciute, ma molti esperti concordano sul fatto che sono coinvolti fattori genetici e ambientali.
Una delle teorie più conosciute è che molti bambini nascano con una predisposizione genetica all’autismo che viene poi stimolata da qualche fattore ambientale, anche se il bambino è ancora nell’utero o è appena nato.
Cause genetiche dell’autismo
Le ricerche indicano che i geni – in particolare geni ereditati e mutazioni spontanee del DNA – giocano un ruolo determinante nello sviluppo dell’autismo. Ma non c’è un unico gene da imputare. Gli scienziati concordano sul fatto che nell’ autismo siano coinvolti principalmente da 5 a 25 geni, mentre molti altri contribuiscono ad aumentare il rischio.
Le prove maggiori sull’ereditarietà dell’autismo derivano dagli studi sui gemelli. Molteplici studi mostrano che quando uno tra i due gemelli identici sviluppa autismo, l’altro gemello svilupperà lo stesso disturbo in 9 casi su 10. Nei gemelli eterozigoti – che non sono geneticamente più simili di normali fratelli – la percentuale non è superiore a 1 su 10.
Molti studi epidemiologici mostrano che genitori anziani corrono un rischio significativamente elevato di avere un figlio autistico. Appare particolarmente importante l’età del padre. Uno studio recente condotto da Israeli, mostra che bambini nati da padri di 40 anni o più, erano 6 volte più a rischio rispetto a bambini nati da padri di età inferiore ai 30 anni. L’aumento del rischio sarebbe da imputare a mutazioni genetiche dello sperma che sono proporzionalmente più comuni con l’aumento dell’età.
Ma se alcune specifiche mutazioni cromosomiche sembrano essere causa diretta dell’autismo, nella maggior parte dei casi, l’interazione tra più geni porta ad una predisposizione all’autismo senza esserne causa diretta.
Cause ambientali dell’autismo
Dato che la genetica non spiega completamente il rischio di autismo o l’accrescere della percentuale di casi, gli scienziati sono alla ricerca di cause ambientali allo scopo di avere maggior chiarezza. L’idea è che le tossine, gli elementi chimici o altri elementi dannosi presenti nell’ ambiente possano stimolare lo sviluppo dell’autismo, “accendendo” o esacerbando una vulnerabilità genetica o indipendentemente da ciò disturbando lo sviluppo cerebrale.
Se da una parte notevole importanza è stata data ai vaccini come possibile causa dell’autismo, una crescente mole di ricerche testimoniano che il disordine è causato da fattori ambientali che intervengono prima che vengano effettuate le vaccinazioni e a volte ancora prima della nascita.
Le prove dimostrano che l’autismo può essere stimolato dall’esposizione- anche nel corso della gravidanza o nei primi mesi di vita – a infezioni virali, pesticidi, insetticidi e a farmaci come il talidomide e l’acido valproico. Studi recenti hanno mostrato inoltre che, la deprivazione di ossigeno durante il parto e nella vita fetale possono incrementare il rischio di autismo.
Altri fattori ambientali studiati includono l’inquinamento aereo, mercurio nel pesce, sostanze ignifughe e materiali chimici utilizzati per costruire materiali sintetici. Queste sostanze sono particolarmente pericolose per i piccoli, il cui cervello assorbe più facilmente le tossine e fa difficoltà ad eliminarle.